GIOVEDI' SANTO - I Sepolcri

Anche a Mola di Bari la sera del Giovedì Santo, dopo la S. Messa in "Coena Domini", la SS. Eucarestia viene collocata nel Repositorio, in quello che viene ancora oggi popolarmente chiamato "Sepolcro".
I "Sepolcri" vengono allestiti in tutte le chiese della città e vengono visitati compiendo quindi quel rituale che viene definito come "andare a fare i Sepolcri".

      (1) Chiesa di S. Maria Maddalena                                                     (2) Chiesa di S. Giovanni Battista

(3) Chiesa di S. Maria di Loreto

(4) Chiesa di S. Antonio

(5) Chiesa di S. Chiara

(6) Chiesa di S. Domenico

- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
- Foto (1) (2) (3) (4) (5) a cura di Nico Colella.
- Foto (6) a cura di Sabino Guardavaccaro.


Il Giovedì Santo nel passato molese

Dopo la S. Messa in "Coena Domini", in ogni chiesa di Mola si allestivano gli Altari della Reposizione. Un Crocifisso veniva adagiato orizzontalmente su un cuscino o su altri tipi di appoggio: un rito che veniva chiamato "baciare i piedi a Cristo".
Il popolo girava tutte le chiese in religioso silenzio, pregando e baciando di volta in volta i piedi di Gesù Crocifisso. Il silenzio da rispettare era così forte che non ci si salutava nemmeno per strada, in segno di forte contrizione per ciò che stava per avvenire.
Nella Cappella del Calvario era possibile trovare dei piatti pieni di bambagia (cotone idrofilo) che veniva bagnata con l'acqua e ricoperta di semi di lenticchie che germogliavano rigogliosi. La suddetta chiesetta era l'unica a restare aperta tutta la notte, grazie alla veglia effettuata dalle donne che si raccoglievano attorno al braciere per riscaldarsi dal freddo.
Mentre  effettuava il giro delle chiese, da ognuna di esse usciva in processione una statua dell'Addolorata "in cerca del Figlio", curata dalle rispettive confraternite di Mola. Questo avveniva affinchè i fedeli in giro per Mola incontrassero ovunque una statua dell'Addolorata e percepissero la sua affannosa ricerca di Gesù.

La Cappella del Calvario

- Testo tratto da "Come eravamo a Mola" di Mario Ventura (1991).
- Foto a cura di Nico Colella.